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Annali Italiani di Chirurgia 2020

Risks of COVID-19 transmission in blood and serum during surgery A prospective cross-sectional study from a single dedicated COVID-19 center

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Nicolò Fabbri
Eriminio Righini
Laura Cardarelli
Luigi Di Marco
Carlo Feo

Cuvinte cheie

Abstract

The present pandemic caused by the SARS COV-2 coronavirus is still ongoing, although it is registered a slowdown in the spread for new cases. The main environmental route of transmission of SARS-CoV-2 is through droplets and fomites or surfaces, but there is a potential risk of virus spread also in smaller aerosols during various medical procedures causing airborne transmission. To date, no information is available on the risk of contagion from the peritoneal fluid with which surgeons can come into contact during the abdominal surgery on COVID-19 patients. We have investigated the presence of SARS-CoV-2 RNA in the peritoneal cavity of patients affected by COVID-19, intraoperatively and postoperatively. KEY WORDS: Covid-19, Laparotomy, Surgery.

La principale via di trasmissione ambientale di SARSCoV- 2 è aerea, ed esiste un rischio potenziale di diffusione del virus durante varie procedure mediche attraverso la produzione di aerosol. L’Istituto Superiore di Sanità ha recentemente messo in guardia sulla possibilità di trasmissione virale anche da feci e urine. Infatti, oltre il 20% dei pazienti positivi al COVID-19 rimangono positivi al test del tampone fecale anche dopo la negativizzazione del tampone orofaringeo. Recentemente sono stati adottati diversi protocolli per garantire il minor rischio di contagio per il personale sanitario e i professionisti che gestiscono pazienti COVID-19 che necessitano di procedure chirurgiche urgenti o pianificate. Tuttavia, l’entità di tale rischio non è stato ancora adeguatamente studiato. Ad oggi, non sono disponibili informazioni sul rischio di contagio dal fluido peritoneale con il quale i chirurghi possono entrare in contatto durante la chirurgia addominale su pazienti COVID-19. L’obiettivo del nostro studio è quello di ricercare la presenza dell’RNA virale del SARS-CoV-2 nel fluido peritoneale mediante campionamenti seriati in corso di intervento e nell’immediato post-operatorio. Data l’urgente necessità di informazioni in merito a questo argomento, riportiamo i risultati sul primo paziente di tale studio. CASO CLINICO: Presentiamo il caso di una donna di 80 anni con sintomi addominali (algie e diarrea) da circa due settimane e trattata a domicilio con antibiotici ad ampio spettro. Per la persistenza dei sintomi la paziente è stata ricoverata in ospedale dove gli esami hanno posto sospetto di malattia da COVID-19, confermata poi da tampone naso-faringeo mantenutosi positivo nei controlli successivi fino a 40 giorni dopo l’inizio dei sintomi. Circa 3 giorni dopo la negativizzazione del tampone naso-faringeo la paziente ha sviluppato un quadro di addome acuto e shock settico con riscontro TC di perforazione intestinale che ha richiesto una laparotomia esplorativa urgente, senza evidenza di contaminazione peritoneale ma rivelando una piccola perforazione diverticolare. Sono stati eseguiti 2 tamponi addominali per ricerca di COVID-19 in corso di intervento chirurgico ed un terzo tampone è stato eseguito il giorno successivo da liquido di drenaggio addominale, con esito negativo. La paziente è deceduta in quinta giornata postoperatoria per insufficienza multiorganica. Nonostante la manifestazione più frequente della malattia da COVID-19 sia respiratoria, sono state riportate presentazioni meno comuni con diarrea, nausea, vomito ed algie addominali. Nel nostro caso la presenza di SARS COV-2 RNA non è stata identificata nei fluidi biologici, tuttavia rimane l’ipotesi di una diffusione sistemica della malattia con la possibilità di una tempesta infiammatoria, soprattutto per l’assenza di una peritonite evidenziabile al momento dell’intervento chirurgico. Sarebbe importante valutare l’esistenza di un rischio variabile di contaminazione in corso di intervento chirurgico nei pazienti positivi, a seconda dei diversi stadi della malattia SARS COV-2. Ciò potrebbe consentire di riconsiderare le norme sul rischio di contagio del personale sanitario durante l’intervento chirurgico. Infatti, gli interventi chirurgici su pazienti positivi o sospetti sono resi più complessi per l’uso dei dispositivi che obbligano il chirurgo ad operare in condizioni non ideali rendendo le operazioni più complesse.

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